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ATTIVITA’ 2025
TORNATA DI GENNAIO
2025
TITOLO DELLA
RELAZIONI
1 - “Chi parla due lingue, vive due vite; il Regno Unito visto
dall’interno”
-Prof. LUISA PUTTINI HALL
ATTIVITA' 2017
la nostra attività è orientata alla divulgazione

SINTESI DELL’INTERVENTO
La Sig.ra Agnese Cini Tassinari, Dottoressa in Teologia,
presidente di BIBLA, Associazione laica di cultura biblica, ha
argomentato sulla “ ESISTENZA DEL DIAVOLO”
consegnando ad ogni intervenuto un nutrito elenco di nomi di “ Diavoli” così come risultano dagli
antichi testi sacri.
Ha fatto rilevare come tali figure che rappresentano il “ male” in tutte le sue forme siano presenti in tutte
le religioni, e come gli uomini tentino di allontanarle in tutti i modi
ma anche come ne siano sempre affascinati, anche perché si presentano
loro con modi e sembianze allettanti.
Come esempio ha fatto cenno alle tentazioni subite anche da Gesù
nel deserto
Questa la sua introduzione all’argomento (
estratto dall’ intervento della Dottoressa al Convegno
nell’Oratorio dei Filippini- Bologna 10 maggio 2003)
Diabolici siamo noi, uomini e donne di questa terra, quando
provochiamo guerre sanguinose, profonde ingiustizie economiche fra
persone e paesi, e disastri ecologici nel mondo che avremmo il compito di
custodire. Diaboliche sono anche la nostra incapacità di amare e di
perdonare, la nostra indifferenza e passività nelle situazioni di gravi
disagi che ci circondano (i “peccati di omissione” troppo spesso ignorati
nella loro quotidiana gravità), per non parlare della sete di potere e di
violenza, di carriera a tutti i costi e di egoismi che schiacciano spesso
i più inermi.
Non possiamo scaricare la colpa di tutto questo su un
ipotetico diavolo la cui esistenza personale non è dimostrabile. Infatti se i cristiani credono che Dio si è incarnato
in un uomo vissuto circa duemila anni fa, del diavolo conosciamo solo i
mille e più volti di coloro che agiscono nel suo nome o come lui.
Sappiamo, questo sì, di essere impastati di bene e di male, ma invece di
chiederci da dove viene il male, possiamo soltanto, con sant’Agostino
domandarci “donde viene che lo facciamo” e che cosa fare contro di esso.
Alla conclusione del suo discorso si è aperta una
discussione vivace con diversi interventi dei partecipanti che hanno così
dimostrato di aver seguito con notevole interesse la conferenza.
FF

SINTESI DELL’INTERVENTO
La relatrice Antonina Bargellini, figlia minore del famoso “ Sindaco dell’Alluvione di Firenze”, 1966, Piero
Bargellini , è anche quest’anno intervenuta per parlare del padre ma,
questa volta, ha voluto renderci partecipi di un aspetto nascosto di
quest’uomo ; ha voluto ricordare l’uomo di famiglia : il suo babbo.
La relatrice ci ha reso partecipi di ricordi personali della sua
infanzia, quando d’estate la famiglia si recava per le vacanze a Poppi, delle
paure della guerra e dei bombardamenti, dei lutti subiti, della
disponibilità del babbo Piero verso
tutti i suoi figli e del suo grande amore per la moglie, della sua
fede… della sua sensibilità e dolcezza che facevano da contraltare
rispetto alla sua determinazione di uomo politico e di Sindaco che,
fortemente, si battè per la sua città :
Firenze.
Antonina è la figlia che più si presta a parlare pubblicamente di
lui ed a mantenerne vivo il ricordo, specialmente nell’anniversario
dell’alluvione, 4 novembre, si rende disponibile ad interviste ed a
presenziare avvenimenti in memoria; ai soci del Fauno ha regalato la possibilità di conoscere il Sindaco
nell’intimità della sua famiglia portandoci e leggendoci le lettere che
lui aveva scritto ai figli … dalle più tristi e commoventi alle più
pratiche in cui si legge di come s’interessasse anche delle cose più materiali, dei bisogni di tutti i
giorni… dal mangiare ai vestiti.
Solo un commovente, breve brano è sufficiente per illustrare la sensibilità
dell’uomo Piero Bargellini:
«Al tuo annunzio, tutti
gridammo che non c’era più posto. Ti volevamo rimandare indietro.
Soltanto la mamma piangendo ti sorrise (...). Per te ho chiesto
l’elemosina di un dito di latte e di una goccia d’olio. Per te ho chiesto
la carità di una coperta di lana. Forse per questo tu ora sei
l’innamorata del tuo babbo», scrive Piero Bargellini
Questa è la più bella dichiarazione d’amore che una figlia possa ricevere
dal padre ed è quello che scrisse Piero ricordando la nascita in tempo di
guerra della minore dei suoi sei figli : Antonina
FF.

VERBALE DELL’ASSEMBLEA
-
Il Presidente relaziona sulle
attività dell’ Accademia “IL FAUNO”,
Associazione Culturale “Giovanni
Arcidiacono”
-
Il Revisore dei Conti dichiara
di aver controllato il bilancio e di averlo approvato
-
Il Tesoriere illustra il bilancio
dell’anno 2016 , dichiara che il saldo è in attivo
-
I Nr. 21 soci, presenti,
riuniti in assemblea approvano il bilancio all’unanimità
.
-
Il Presidente procede all’avvio delle
elezioni per il rinnovo del C. D. , viene
nominato il Comitato elettorale con i seguenti membri :
Sig. Paoli
Giacomo, Sig.ra Antonella Zappone, Sig.ra Lidia Fibbi, Sig.ra Fiorenza
Fanfani
-
Vengono distribuite le schede
-
I soci procedono alla votazione
-
Il comitato elettorale si
riunisce per stabilire il risultato della votazione
-
La Commissione Elettorale
proclama eletti i seguenti soci nel C.D.:
Presidente : Avv. Sig. Lamberto Lilli voti Nr. 21
Vice
Presidente :
Dott.sa Sig.ra Donatella Daviddi “ “
15
Segretario : Dott. Sig. Giuseppe Ianni “ 20
Tesoriere : Sig .Giuseppe Montani “ 20
Revisori
dei conti :
Caporevisore : Ing. Sig. Vito Liddo “ 19
Revisore : Sig. Mauro Belli ” 12
Revisore : Sig. Giorgio Rigacci “ 16
Consiglieri
:
Rag. Sig . Claudio Borghesi “ 19
Dott. Sig. Renzo Macii “ 19
Arc. Sig
Enzo Cancellieri “ 16
Il Segretario

SINTESI DELL’INTERVENTO
Il relatore ,socio ed Accademico del
Fauno, Giuseppe Montani, ha illustrato
la vita e le opere di un personaggio toscano che fu famoso in
Italia ed in Europa per le sue
teorie religiose fra il XIX ° ed
il XX° secolo, un uomo ritenuto un mistico, un santo ma, anche un malato
mentale , un truffatore, ma comunque un villico intelligentissimo: Davide
Lazzeretti.
Malgrado che libri e libri siano stati scritti da grandi
letterati e psicologi su quest’uomo, che siano state rappresentate “pieces” teatrali sulla sua storia, che abbia avuto
migliaia di adepti , che ancora esista chi professa gli insegnamenti
della sua chiesa … per i più oggi è sconosciuto… ma, ci dice Giuseppe Montani,che sul Monte Amiata, dove è nato e vissuto,
lo chiamano ancora “ IL SANTO DAVIDE” e lo ricordano.
Raccontando la vita di Davide, che va di pari passo con le sue
opere, il relatore ce ne ha
illustrato la nascita in una
famiglia di barrocciai di Arcidosso, di come il parroco abbia notato la
sua intelligenza fuori dalla norma e gli abbia insegnato a leggere e
scrivere, religione , rudimenti di
latino e di storia sperando di avviarlo al Seminario; di come il padre l’abbia invece impiegato
nel lavoro di barrocciaio, di come
sia divenuto autodidatta leggendo di tutto e di più… delle prime visioni
mistiche, della sua vita sregolata di bell’uomo ,poi della sua famiglia e
della conversione al Cristo ed alla creazione di una società cristiana
che ricalcasse il primo cristianesimo… teorie socialiste malviste dai
politici dell’epoca.
L’esposizione è stata particolarmente interessante perché è stata
organizzata in modo interattivo : erano stati
concordati interventi ad hoc con amici che si erano prestati ad
intervenire nel discorso leggendo piccoli brani, inerenti all’argomento
come il seguente :
“…Ma le esperienze più esaltanti
di David Lazzaretti, quelle che rappresentarono una forma di
concretizzazione del Vangelo cristiano, come ha sostenuto con grande
forza padre Ernesto Balducci,
furono senza dubbio il campo di Cristo e la Comunità delle Famiglie
Cristiane. Si tratta di due esperienze collettive di lavoro comune e di comunione
dei beni, con implicazioni sociali di tutta evidenza.
Ottanta famiglie del territorio
amiatino si erano dunque organizzate, sotto la guida di David, per dar
luogo ad un esperimento associativo, che nessuna ispirazione avrebbe
potuto trarre dalle prime matrici ideologiche socialiste, allora
sconosciute a David Lazzaretti, e non solo a lui. Solo il senso della
solidarietà e della fraternità era dunque alla base di questa audace
struttura collettivistica, le cui affinità con le filosofie sociali e
marxiste rimangono sorprendenti, per non dire precorritrici. Le stesse
regole interne contemplavano non solo la distribuzione del prodotto della
terra secondo l’apporto lavorativo e secondo il grado di bisogno, ma
anche istituti di avanzata democrazia come l’estensione del diritto di
voto alle donne, quando ancora ciò non avveniva a livello istituzionale,
l’organizzazione di scuole gratuite e obbligatorie, nonchè
l’esercizio di funzioni giurisdizionali limitate alle controversie
economiche della struttura….”
FF
I SEGRETI DI FIRENZE
Dott. MAURO MARRANI
Maggio
2017
Ore 19,30 al ristorante
“VALLE OMBROSINA”
Il relatore proiettando numerose e nitide diapositive, ha fatto
un excursus su alcune delle tante curiosità che ,
sapendo dove e come cercarle, si possono osservare nei monumenti di
Firenze e che neanche tutti i fiorentini conoscono :
-
La
testa di bovino sulla cupola di Santa Maria del Fiore
La
leggenda popolare vuole che sia stata messa proprio lì da un carpentiere,
di fronte alla bottega di un fornaio, marito dell’amante dell’operaio,
perché alzando gli occhi il fornaio si ricordasse sempre del tradimento
della moglie.
-
La
finestra del palazzo Grifoni, ora “Budini Gattai”
L’ultima
finestra al secondo piano del palazzo, che guarda piazza SS. Annunziata,
è sempre con le persiane aperte… si racconta che la moglie di un Grifoni
aspettasse alla finestra il marito partito per la guerra, da cui non fece
ritorno ma lei non smise di aspettarlo alla finestra; quando hanno
provato a chiuderla nella stanza si è scatenato il caos.
-
La ruota degli Innocenti
Nel
portico dello Spedale degli Innocenti
è ancora visibile “la ruota” una mensola girevole dietro uno sportello che serviva per
depositare i bambini che le madri intendevano abbandonare.
-
Il
quadro della Madonna della SS: Annunziata
Si
dice che il volto della Madonna sia talmente bello da essere stato
dipinto da un angelo e si ritiene che protegga gli sposi che vanno lì a
lasciare il bouquet.
-
L’UFO
In
Palazzo Vecchio, nella sala d’Ercole, in un dipinto si vede in cielo
un oggetto rotondo, un UFO?
-
Le
teste di arieti che sorvegliano l’Arno dagli archi del ponte a Santa Trinita
,l’autoritratto di Michelangelo scolpito su di una pietra vicino
al portone d’ingresso di Palazzo Vecchio, la testina di marmo murata in
una finestrina su una facciata laterale della chiesa di S; Maria
Maggiore…
FF.
.
GITA
7 GIUGNO 2017
Programma :
Certosa di Calci, visita guidata
Museo
Pranzo in
ristorante in collina
Basilica di San
Pietro a Grado


SINTESI DELL’INTERVENTO
Il relatore, dott. Giovanni Casini si è definito ASTROPAESAGGISTA ed ha raccontato
di come alla sua passione della fotografia si sia unita
, in seguito, la passione per l’osservazione del cielo,
soprattutto notturno e di tutte le sue sfumature di colore dovute a
fenomeni climatici ma anche a cose ed oggetti naturali e no.
Questo hobby lo costringe ad appostarsi di notte in luoghi
particolarmente ameni o caratteristici ed ad
aspettare che appaia nell’obiettivo la scena straordinaria, poetica, che
lo affascini e che lui è pronto ad immortalare in un attimo scattando la
foto…fermandola sulla pellicola.
Su di un grande schermo, nella penombra sono state proiettate
immagini reali che ci apparivano come sogni fatati: sfilavano stelle,
fuochi, tramonti, alberi tentacolari… lune magiche…
La realtà di tutti giorni che viviamo ma non osserviamo più ci
è apparsa nella sua meraviglia e l’abbiamo guardata sorpresi con
l’ingenuità dei primi uomini che immaginavano miti fantastici in cielo.
Il silenzio dei convenuti ha confermato l’interesse stimolato in
ognuno dalla proiezione, alla fine al fotografo è stato riconosciuto il
merito dell’artista: se non avesse avuto il senso dell’Arte
rappresentativa innato non
avrebbe potuto individuare e catturare simili artistiche inquadrature del
reale
FF.



SINTESI DELL’INTERVENTO
Nell’
atmosfera della libreria di P.za Salvemini il relatore, dott. Mauro Marrani ha
intrattenuto i soci del “Fauno” con un discorso sull’arte rinascimentale
incentrato sull’architettura e illustrato con proiezioni di diapositive e
filmati dello Spedale degli Innocenti, opera che ha dato il via
all’architettura rinascimentale a Firenze, infatti si legge :
“La fabbrica è una delle
opere più significative della Firenze quattrocentesca, sia nel suo aprire
l’età del Rinascimento cittadino in architettura, sia nel suo essere
simbolo alto e tangibile di una civiltà che, nell’ambito della sua
attenzione alle opere di pubblica utilità, cercò di rispondere in modo
moderno ed efficace al problema del ricovero, della cura e
dell’istruzione dei fanciulli abbandonati. Enorme è la ricchezza degli
studi che sono stati dedicati al complesso e la molteplicità degli ambienti
e spazi interni modificati e ampliati nel corso dei secoli e specialmente
tra Settecento e Ottocento.
Il loggiato, in
particolare, è opera di Filippo Brunelleschi
(seppure in parte snaturata rispetto al progetto iniziale), avviata nel 1419 a
spese dell’Arte di Por Santa Maria.
Nel gennaio del 1421
veniva innalzata la prima colonna del portico, rifacendosi dalla zona
verso la chiesa. Sotto la direzione dell’architetto si costruirono entro
il 1427 il
portico, i due corpi di fabbrica a esso perpendicolari (a sinistra la
chiesa e a destra il dormitorio dei fanciulli) e separati dal cortile
d’ingresso (chiostro degli Uomini)…”
Nelle ristrutturazioni dello Spedale del 1966 /1970 sono
venute alla luce tracce dell’antica architettura modificata nel tempo,
scale, stanze, pareti affrescate, ambienti nascosti in cui si pensa
potesse esserci stato lo studio di pittori famosi forse di Michelangelo o
di Leonardo., così come è venuta alla luce sotto la Chiesa di San Lorenzo
una stanza in cui pare si sia rifugiato Michelangelo ed in cui abbia lasciato i suoi schizzi
sull’intonaco delle pareti; schizzi ancora visibili.
La serata si è conclusa con un’Apericena nella libreria
stessa in cui i convitati hanno potuto continuare a discutere dell’argomento , porre domande al dott. Marrani, colto
e gentilissimo e prendere visione di molte pubblicazioni vecchie e nuove.
Presenti Nr. 20
FF.

SINTESI DELL’INTERVENTO
Il relatore
,Professor Adalberto Scarlino, ha illustrato in modo vivace e
coinvolgente gli eventi della battaglia di Caporetto in occasione
della ricorrenza del centenario della Prima Guerra Mondiale
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Coordinate: 46°12′52″N 13°38′33″E (Mappa)
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Le
truppe tedesche della 12ª Divisione fanteria
avanzano lungo la valle dell'Isonzo nei
primi giorni della battaglia
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Data
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24 ottobre - 12
novembre 1917
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Luogo
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Valle del fiume Isonzo nei
pressi di Caporetto,
oggi in Slovenia
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Esito
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Vittoria
austro-ungarica e tedesca. Ritirata delle truppe italiane fino al Piave
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La battaglia di Caporetto, o dodicesima
battaglia dell'Isonzo (in tedesco Schlacht
von Karfreit, o zwölfte
Isonzoschlacht), venne combattuta durante
la prima guerra mondiale tra il Regio Esercito italiano e le forze austro-ungariche e tedesche.
Lo scontro, che cominciò alle ore 2:00 del 24 ottobre 1917, rappresenta la più grave disfatta
nella storia dell'esercito italiano[7], tanto che, non solo nella lingua italiana, ancora oggi il termine Caporetto
viene utilizzato come sinonimo di sconfitta disastrosa.
Con la crisi della Russia dovuta alla rivoluzione, Austria-Ungheria e Germania poterono
trasferire consistenti truppe dal fronte orientale a quelli occidentale e
italiano. Forti di questi rinforzi, gli austro-ungarici, con l'apporto di
reparti d'élite tedeschi, sfondarono le linee tenute dalle truppe italiane
che, impreparate a una guerra difensiva e duramente provate dalle
precedenti undici battaglie dell'Isonzo, non ressero all'urto e dovettero
ritirarsi fino al fiume Piave.
La sconfitta portò alla sostituzione del
generale Luigi Cadorna (che cercò di nascondere i suoi gravi
errori tattici imputando le responsabilità alla presunta viltà di alcuni
reparti) con Armando Diaz. Le unità italiane si riorganizzarono
abbastanza velocemente e fermarono le truppe austro-ungariche e tedesche
nella successiva prima battaglia del Piave, riuscendo a difendere a oltranza la
nuova linea difensiva su cui aveva fatto ripiegare Cadorna.
FF.
BAR
“ BIBLIOTECA DELLE OBLATE”
APERICENA
MENU’:
crostini vari
lasagne
zuppa di farro
affettati
insalatone
fagioli lessi
roastbeef
dolci vari
Prosecco
Caffe

RISTORANTE
“LA VALLOMBROSINA”
MENU’:
Benvenuto con Prosecco
, succhi
Spiedini di frutta
Carpaccio di verdura
Zuppa vegetale
Triglie fritte
Peposo
Pollo al curry
Patate arrosto
Insalata
Vino rosso e bianco
Panettone con crema
Spumante
Caffe
Amaro
Contattare per le singole attività il responsabile del
gruppo.
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Attività
2005
IL PROFANO NELLA MUSICA DEL RINASCIMENTO A
FIRENZE...
Prof.ssa Rina De Pasquale
“Chi vuol esser lieto sia
Di doman non c’è certezza”
Il palazzo rinascimentale, simbolo di
ricchezza e potere, è luogo ideale di
banchetti raffinati, ricevimentie
cerimonie. Nelle sue sale magnificamente affrescate
sono padrone l’eleganza e la raffinatezza e
la musica ne è parte integrante. Suonare
diventa un’attività amata e diffusa e,
grazie al perfezionamento degli strumenti
musicali dame e gentiluomini esprimono in
quest’arte gusto, abilità e cultura..
Presso la corte dei Gonzaga a Mantova , Guglielmo è considerato un buon
musicista; il “ concerto
delle Dame” alla corte estense di Ferrara è conosciuto in tutta
Europa per quel trio di gentildonne colte e
raffinate, tra cui Lucrezia Bendidio di cui
si innamora Tasso ,che
si esibisce quasi ogni sera negli appartamenti della Duchessa
in uno stile vocale difficile ed elaborato ; lo straordinario numero di strumentisti e di
coristi dà inoltre vita al Gran concerto o concertone , attrattiva ulteriore della corte
di Alfonso II.
Firenze, culla dell'
Umanesimo, nella cerchia di Lorenzo il Magnifico vede
l'attività musicale avere parte di spicco
soprattutto durante i soggiorni presso le
numerose ville di proprietà della famiglia.
In un ambiente raffinato, il canto diventa
un genere colto sia nella struttura poetica
che nella realizzazione musicale e cantori
fiorentini come M. Ficino e Poliziano
eseguono i loro versi con il sostegno di viola ,
liuto e arpa, secondo una pratica molto
diffusa nei centri di cultura umanistica. Lo
stesso Lorenzo si distingue quale cantante
violista e durante le feste esegue brani da
lui composti.
La musica diventa un vero e proprio piacere : il madrigale, frutto di un ambiente
raffinato , vede la collaborazione di insigni poeti e
musicisti che evidenziano con la
musica le immagini espresse nei versi ma
nello stesso tempo non si disdegnano
elementi del canto popolare attraverso lo
stile frottolistico e i canti carnascialeschi.
A Firenze la musica svolge un ruolo
importantissimo durante il carnevale e le
celebrazioni per il Calendimaggio, e i Canti
carnascialeschi rappresentano l’esempio
più celebre di manifestazioni realizzate per
l’occasione.
La vita spirituale della città è invece
scandita dal canto delle laudi i cui testi molto
spesso vengono intonati proprio sulla musica
originariamente composta per un canto
carnascialescoe grazie alla corrispondente lauda, sarà
possibile in seguito ricostruire
la musica su cui veniva cantato un
“carnasciale.”
Durante il ‘400 e ‘500 le feste erano eventi
molto curati che coinvolgevano ceti
umili e signori. Celebravano occasioni
importanti, ricorrenze, ospiti illustri e
rafforzavano il prestigio e l’autorità delle
famiglie dominanti ; con l’affermarsi del
potere assoluto, però,diventeranno sempre più esclusive e
all’interno dei palazzi .
Nelle feste sono presenti aspetti sacri come
messe solenni e processioni, e profani
come gare di abilità, palii, mercati.
Numerosi rappresentanti della scuola
fiamminga, daranno un importante
contributo culturale e artistico alle corti
rinascimentali italiane : Guillaume Dufay, ad
esempio, comporrà ,
tra le altre cose , un mottetto per una grande festa dedicata
all'inaugurazione della nuova cattedrale di
Firenze.
La vita pubblica festiva di Lorenzo il
Magnifico, si concentrava in due periodi:
dopo il solstizio d’estate con le feste di
San Giovanni e nel periodo del carnevale al
termine della stagione invernale.
Per S. Giovanni, il clero e le confraternite
trovavano nel Duomo e nella piazza
antistante, coperta da un enorme velario, il
fulcro delle processioni. Il Palazzo della
Signoria lo era invece per i rappresentanti
dell'amministrazione cittadina.
Intorno al periodo di carnevale si
rappresentavano spettacoli ereditati dal mondo
cortese e feudale: giostre e tornei in Santa
Croce, armeggerie di fronte a palazzi
privati in onore di personalità e gentildonne , cacce di animali esotici e feroci in
Piazza della Signoria, danze nel Mercato
nuovo.
Il canto popolaresco si inseriva nel
complesso di feste, spettacoli, mascherate per
il carnevale ma Lorenzo il Magnifico
trasformerà tali festeggiamenti popolari in
rappresentazioni sempre più fastose dove i
carri vengono accuratamente preparati dai
migliori artisti della città e sono
coordinati da una sapiente regia . Darà inoltre
impulso alla composizione di nuovi testi,
adotterà lo schema della ballata e dello
strambotto, ne scriverà lui stesso e
affiderà la realizzazione musicale sia a
compositori locali che a celebri musicisti
stranieri. In questo interessamento per i
festeggiamenti carnevaleschi possiamo
scorgere da una parte il desiderio di fare
rivivere uno spirito pagano di appagamento
dei sensi e godimento del presente in
linea con la tradizione umanistica
, dall'altra quello di gestire la popolarità su cui si
fonda l’influenza medicea sulla città, i cui
confini con il dispotismo stanno
diventando sempre più incerti.
Argomento prediletto dei Carnasciali è la
descrizione dei mestieri con canti dei
sarti, mugnai, “facitori d’olio”, “ brunitori d’armi”, uccellatori, “donne maestre di far
cacio”….Il primo
canto carnascialesco che Lorenzo comporrà sarà il canto dei “
bericuocolai”, ossia dei venditori di dolci.
Vi sono poi caricature di personaggi con
determinate caratteristiche etniche: i
turchi, mori ,zingari
e soprattutto i lanzi i cui canti sono numerosissimi. In essi la
parlata dei mercenari tedeschi assoldati dai
medici viene beffeggiata e si deformano e
pronunciano alla tedesca consonanti e
parole.
I canti carnascialeschi accompagnano
trionfi, carri, mascherate, rappresentazioni
allegoriche e mitologiche con melodie vivaci
che favoriscono la declamazione di
versi inneggianti ai piaceri della vita . Dal punto di vista musicale sono formati
,
come le ballate, da più strofe con un
ritornello all’inizio di ognuna, sono a 3 o 4
voci , hanno una polifonia semplice con la voce
più acuta che domina sulle altre e
tutte cantano in omoritmia, cioè con lo
stesso ritmo.
I soggetti più frequenti nelle maschere sono
musi di animali: cuculi, cani, gatti ,
civette, orsi, individui deformi e
mostruosi, creature di mondi lontani ed esotici. Fra
le maschere si mescolano saltimbanchi e
suonatori e gli strumenti che più
frequentemente incontriamo sono flauto,
liuto, bombarda.
Con la morte di Lorenzo il Magnifico e
l’avvento del Savonarola, la svolta
impressa dal Magnifico subì un brusco
arresto: per estirpare le deviazioni
paganeggianti, il Savonarola fece
distruggere molti strumenti musicali e un numero
imprecisato di libri di musica profana
considerati dannosi perché destinati al
divertimento. Tra questi, presumibilmente,
tutti i canti carnascialeschi. Parte di essi
tuttavia si sono conservati
, come già detto, nei “ travestimenti” delle laudi in cui i
seguaci rigoristi del Savonarola sottoposero
le melodie più popolari rivestendole di
versi di contrizione ed
edificazione. Dopo l’esecuzione del Savonarola nel 1498,
ripresero i festeggiamenti carnevaleschi ma
dal 1512 si trasformarono sempre più in
spettacoli aulici e con una partecipazione
popolare limitata.
Gli studi più recenti concordano nell’
affermare che le versioni dei brani in nostro
possesso non possono risalire alla fase
laurenziana ma sono rielaborazioni o
composizioni nuove del primo ventennio del
1500 soprattutto per lo stile musicale
che non si addice ad un canto da eseguire su
carri all’aperto e da parte di brigate in
movimento.
La cura nell’allestimento di tali
rappresentazioni è testimoniata da molti esempi tra
cui la descrizione del “
Carro della Morte” di Antonio Alamanni , un impressionante
carro allegorico allestito da Piero di
Cosimo nel 1511. La descrizione che ne dà il
Vasari nella vita di questo pittore è assai
particolareggiata:
“ Era il trionfo un carro grandissimo tirato da bufoli, tutto nero e dipinto d’ossa di
morti e di croci bianche, e sopra il carro
era una morte grandissima con la falce in
mano, ed aveva in giro al carro molti
sepolcri col coperchio; ed in tutti quei luoghi
che il Trionfo si fermava a cantare,
s’aprivano e uscivano alcuni vestiti in tela nera ,
sopra la quale erano dipinte tutte le
ossature di morto nelle braccia, petto, rene e
gambe…; e questi morti al suono di certe
trombe sorde e con suono roco e morto
uscivano mezzi di que'
sepolcri e sedendovi sopra, cantavano in musica piena di
malinconia”:
“ Dolor, pianto e penitenza
Ci tormenta tuttavia;
Questa morta compagnia
Va gridando penitenza. ...
Tante cacce, feste o canti,
Tutti un dì vi fian
tormenti,
E digiuni, affanni e pianti
Vi faranno star contenti:
Del mal far ciascun si penti,
E tornate a penitenza”
In questi versi della canzone dell'Alamanni,
versi di esortazione morale ,
leggiamo una vera e propria palinodia del
più famoso dei canti carnascialeschi, il “
Trionfo di Bacco e Arianna” di Lorenzo il
Magnifico dal cui testo, poiché di questo
brano non abbiamo la musica, respiriamo
l'atmosfera gioiosa e spensierata che queste
composizioni volevano creare.
Nel Rinascimento,infatti,
la musica ha finalmente perseguito la rivalutazione del
profano e gli ha attribuito quella piena
dignità stilistica che fino ad allora era stata
riservata al sacro. rivelando una visione
più edonistica e riconducendo il sacro in
limiti e termini naturali
.
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